
Nel pubblicare alcune elaborazioni totalmente oggettive dai semplici dati ufficiali di ascolto Radiofonico certe volte ne ricavo la sensazione di essere quasi un rivoluzionario.
In effetti una parte di informazione sul web che peraltro si spaccia per Radiofonica in realtà svolge qualsiasi forma di azione, compresa l’alterazione di evidenze e di ricerche, pur di spargere nel settore una incessante forma di paura masochista. Questioni venali. Il lancio di volta in volta nelle proprie vendite del gingillo elettronico di turno, le skill di Alexa senza le quali si muore perché la FM è già morta, come l’aggregatore di turno senza il quale si muore perché la FM è rimorta nel frattempo. Eccetera. C’è una differenza tra l’utilità e l’indispensabilità per la vita, no?
Di fronte al travisamento della realtà per finalità particolari, rispondere con i dati, solamente con i dati, è una piccola o forse anche grande rivoluzione. Oggi e nella Radio è perfino un contributo alla cultura di analisi, spesso trascurata, oltre che un seme per una progettualità vincente e bilanciata, spesso dimenticata.
A cosa dobbiamo rispondere questa volta con la forza dei numeri? Alla tesi secondo la quale i giovani ascolterebbero la Radio in sempre minori quantità e per durate di tempo progressivamente inferiori. Guardiamo bene, e insieme, all’interno del tema senza paraocchi e senza finalità di secondo piano? Vai con la rivoluzione!
- In un trend di 4 rilevazioni a distanza di 2 anni (RMT 2012, RMT 2014, RMT 2016, TER 2018) la quota di popolazione generale che ascolta la Radio giornalmente è stabile, quella tra i 14 e i 17 anni lo è altrettanto mentre tra i 18 e i 24 anni si registra un calo di 4 punti, sia pure in un regime largamente superiore al dato medio.
- Nel medesimo trend di 4 rilevazioni la durata di ascolto generale nella media giornaliera espressa in minuti sale da 191 a 206, quello dei 14-17 cresce di 8 unità e quello dei 18-24 di ben 13.
Nel trend delle ultime rilevazioni le classi di età 14-17 anni e 18-24 anni si mantengono nel giorno medio largamente al di sopra della media

In un trend a 7 anni (dal 2012 al 2018) la Radio mantiene la sua quota di ascoltatori giornalieri rispetto alla popolazione. E’ molto interessante notare la piena tenuta della classe di età data per spacciata, quella tra i 14 e i 17 anni. I più attenti e i dotati di software specifico di analisi hanno certamente potuto notare come all’interno del dato dei 14-17 vi sia dal 2018 il grande supporto fornito dalla Visual Radio che in quella classe di età ha la quota di fruizione più elevata di tutti i target.
Nella durata di ascolto che sale complessivamente anche le classi di età 14-17 e 18-24 provvedono a crescere

A me non sembra che i target 14-17 e 18-24 stiano abbandonando l’ascolto. A voi?!? E’ interessante notare come il target 18-24 che ha segnato una perdita nel giorno medio di 4 punti qui cresca nella durata di ascolto. Il conflitto tra questi parametri che segnano polarità opposte non testimonia una “fuga” dal mezzo. Più ragionevolmente è frutto della mancanza di offerta editoriale sufficiente, figlia a sua volta di una scarsa considerazione commerciale di quel target da parte dei big player Radiofonici.
Il fatto poi che i 14-17enni ascoltino poco in termini di minuti giornalieri, cosa che sconvolge solo i superficiali portandoli a credere alla tesi della “fuga” dal mezzo, è dato dal fatto che in Italia moltissimi soggetti di quella età, e meno male, vanno a scuola! Tutto qui. Se torniamo alla medesima classe di età nel 2002 grazie alla AudiRadio di allora, anno certamente a minor digitalizzazione e a inferiore offerta di musica e di entertainment del 2018, scopriamo una durata media di 148 minuti, sostanzialmente vicina al dato di oggi. Che ne dite se anziché darli in “fuga” dalla Radio li lasciamo semplicemente studiare?