Ci sono forme di fuoco amico all'interno stesso della comunità Radio che tendono ad abbattere il ruolo centrale della FM. Qual è il senso del Broadcast e quello del Digitale? E' importante dividere le risposte...

Questo post è una mia iniziativa nella quale si inserisce anche una smentita che Lorenzo Suraci (nella foto), patron di RTL 102.5, mi ha chiesto di poter riportare sul blog. Un passo alla volta. Ecco l’antefatto.

Uno sguardo veloce alla newsletter di NEWSLINET nr. 985 del 6/3/2019.  Come prima notizia trovo la seguente: “Radio. A gennaio raccolta a +2%. Esplode multipiattaforma. Ascolto per device reso pubblico RTL conferma: FM contribuisce ormai solo per poco più del 50%“. Clicco e leggo.

Boom! Pure la multipiattaforma che esplode, nei giorni di quella dell’Eni in Adriatico; parole grevi oltre che sproporzionate ma certamente sfortunate. Vabbè. Proprio un incidente.

La affermazione gravissima, quasi farsesca, è tuttavia un’altra, ovviamente. RTL 102.5 confermerebbe che la FM contribuisca “ormai solo per poco di più del 50%” al suo ascolto. Doppio boom!

Decido che questa notizia che percepisco come molto più grave e suicida della media di quelle pubblicate da Newslinet, una panzana pazzesca chiunque l’abbia pensata e scritta, è così grande che deve essere verificata come tutte le altre.

Scrivo un messaggio a Lorenzo Suraci: “Ciao Lorenzo, una cosa che mi interessa a livello di analisi. Massimo Lualdi (o uno dei suoi su Newslinet) sostiene oggi che RTL 102.5 abbia confermato che il suo ascolto dipenda solo per il 50% dalla FM. E’ vero? Se guardo TER per i tuoi device, almeno nel 1° semestre, vedo dati differenti. Altre ricerche? Grazie, Paco”.

La risposta arriva con una telefonata dopo 5 minuti: “Paco, anche altri mi hanno informato di quel titolo e di quell’articolo. Ti prego di aiutarmi a comunicare anche sul tuo blog che non è vero proprio nulla. E’ completamente falso! La Radio è FM, la sua vita è la FM! La percentuale di suo ascolto è altissima per RTL 102.5, altro che il 50% o poco più! Poi, è vero noi siamo anche RadioVisione ma lo spirito e l’esecuzione in contemporanea sono quelli della Radio e della Radio in FM”.

Non avevo dubbi sulla palese cialtroneria della notizia e la smentita toglie ogni forma di discussione. Infatti l’ascolto di RTL 102.5 dagli ultimi dati di TER 2018, 1° semestre, è così ripartito in termini di device nel quarto d’ora medio.

 

 

E su questa osservazione della realtà supero l’antefatto, ampiamente risolto, per entrare nel tema a doppio forno “Broadcaster e Digitale”.

Spesso i nerd e i responsabili di mostri globali che operano sul Web con grande disinvoltura legale e fiscale attaccano commercialmente la Radio ponendosi come avamposti del digitale e conferiscono l’idea che il nostro mezzo sia prossimo all’estinzione da 5G o dall’evoluzione stessa della Rete, oltre che da autentici spettri come gli Smart Speaker. 

Amici, comprendiamoci. Messaggio ai nerd. Noi non ci caschiamo. La Radio è una forma di BROADCASTING, un SERVIZIO PUBBLICO a LIBERO ACCESSO, ripeto, un SERVIZIO PUBBLICO a LIBERO ACCESSO. La sua straordinaria forza originaria e principale ancora oggi e verso il futuro sta nel fatto che trasmette attraverso l’aria (che è libera) e che viene ricevuta attraverso device non a pagamento (liberamente). La parola LIBERTA’ è chiara?

Vogliamo misurare la potenza del Broadcast? Osserviamo lo stesso dato di RTL 102.5 già mostrato più sopra. Ci riferiamo alla emittente di Lorenzo Suraci, certamente quella che negli ultimi decenni più di tutte ha investito nel settore Engineering, Alta e Bassa Frequenza, ma anche sulla diffusione in streaming via Web. Ebbene i device del Broadcast (apparecchio radio, autoradio e televisore) valgono il 94% del totale della fruizione. 94 per cento! L’ascolto via WEB, che include Smartphone/Cellulare e PC/Tablet è del solo 6%. 6 per cento! Scusate, di cosa parliamo?

Il Broadcast ha una potenza di fuoco pazzesca e a quanto pare molto invidiata. E il motivo è semplice. Il Broadcast ha un perimetro chiaro di riferimento, anche normativo e legislativo, e ha un suo modello di business che ha funzionato, funziona e funzionerà. Non dimentichiamolo, siamo broadcaster e abbiamo un modello di business. Tantissima roba.

Il concetto multi-piattaforma applicata al Broadcast fa abbastanza sorridere perché si parla essenzialmente solo di Radio-AM/FM/DAB e TV-DTT/SAT. E su queste emissioni non abbiamo bisogno, cari nerd, di lezioni sul DIGITALE. E siamo al secondo punto.

Diciamolo chiaramente: non abbiamo nemmeno paura del digitale, anzi. I Broadcaster hanno accelerato sul DAB, la banda DIGITALE. Attualmente il numero di ricevitori è crescente e con l’obbligo ai produttori di inclusione della banda DAB nei nuovi  apparecchi Radio a partire dal 2020 entro qualche decennio, come stima Lorenzo Suraci, potrebbero esserci dei benefici significativi sia per il pubblico, che per gli editori.

Sul DTT, sul digitale televisivo terrestre, che è dunque digitale per definizione ma pur sempre Broadcast ci sono molte emittenti Radiofoniche in simulcasting Radio/TV ed altre che provano la scorciatoia non virtuosa del canale video/musicale scollegato e non sincronizzato al mezzo principale. In quest’ultimo caso si può ancora ritenere che vi sia inclusione nella sfera di competenza del Broadcast? Tema aperto. E potete immaginare il mio pensiero.

Quindi nel perimetro del Broadcast i processi di digitalizzazione sono in pieno corso di svolgimento. Ed è questa funzione, quella del Broadcast Radio, che gli stessi editori dovrebbero abbracciare con maggior convinzione e con più orgoglio senza sopportare o cedere alle sirene del WEB, del 5G o delle prossime diavolerie.

Da un lato le Radio sono e devono continuare ad essere dei “living being”, degli esseri viventi, dei cuori pulsanti. Dall’altro lato devono integrare tutte le canalizzazioni distributive che le opportunità della tecnologia continueranno a produrre, specie quelle di area Broadcast che non dovranno mai mancare.

Perché la libertà e la forza della Radio prima passano dall’aria… 🙂 

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1 thought on “E’ l’ORA di SUONARE la CARICA dei RADIO BROADCASTER

  1. A dire il vero faccio fatica a vedere e comprendere questa contrapposizione fra FM e canali digitali (broadcast o streaming), forse perché non mi occupo di compravendita di frequenze. Mi pare indiscutibile che i megacicli abbiano, e avranno ancora per molti anni, un ruolo dominante nella distribuzione dei contenuti radiofonici, ma non mi è difficile immaginare che quel 6% appannaggio dello streaming via IP sia destinato a crescere nel prossimo futuro. Quanto e in quanto tempo? Lo ignoro, su questo si esprimano i soloni dei media digitali (quelli veri, non Lualdi & C.), noto solo che, personalmente, da tempo passo disinvoltamente dal ricevitore FM allo smart speaker, dal pc all’autoradio (sulla quale, a sua volta, basta un tasto per passare dall’FM alla connessione Bluetooth a TuneIn sullo smartphone). Meno al DTT, ma questo solo per la mia ritrosia ad accendere il piccolo schermo. E qui sta il punto. Al di là del mio inguaribile amore per la modulazione di frequenza, ma anche della mia vena nerd da appassionato (non nativo) digitale, quello che mi interessa è il contenuto. Il resto è piattaforma di distribuzione. E più ce n’è, meglio è. Sono complementari, non alternative fra loro. Lunga vita all’FM, quando si sente (bene). E forza streaming, che mi permette di sentire Los 40 a Milano e Radio Milano International a Madrid (e a Milano), quando la rete mobile 4G non è satura. DAB? Pieno di fuffa (vedi i canali musicali con il brand dei network FM affiancato da Groove, relax, funk, XL e chi più ne ha…). AM? Ah mi ricordo, mi ci divertivo la notte, da ragazzino…

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