Settembre 1982. Un 19enne conduttore nel “Pomerigissimo Zeta” della stazione di Angelo Zibetti, allora situata nella mitica sede di piazza Insurrezione a Treviglio (BG), nel pieno del suo passaggio dal Liceo all’Università vive alcune esperienze mistiche dovute al regalo più prezioso che sua nonna Margarethe potesse mai fargli: l’abbonamento al settimanale statunitense “Radio & Records”, la Bibbia della Radio a stelle e strisce, “The Industry’s Newspaper”. Costava un botto. Edito nel formato di un piccolo quotidiano, la cassetta della posta della mia famiglia a Bergamo saltellava di gioia alla sua ricezione, per la verità mai puntuale dato il sistema postale e l’AirMail dei tempi. Collegato a tutte le info dell’industria Radio USA! Più di un sogno, un vero sballo dopo anni di ascolto di AFN, di lettura di libri sul Broadcast e di passione Marconiana. Quel 19enne… è ora chi scrive.

Cosa rendeva unica e così preziosa la lettura di “Radio & Records” più di 35 anni fa? Certamente l’informazione musical-Radiofonica, tutte le chart di tutti i formati presenti negli USA, l’analisi della totalità delle uscite discografiche, i forum tecnici su operatività on-air, le interviste ai grandi Program Director, la descrizione dei clock e la condivisione delle rotazioni. Power, Heavy e Medium Rotation. Modalità di selezione e i perché della programmazione. Tanta roba, tantissima roba. E percorsi di approfondimento a getto continuo. Billboard al quadrato; insostituibile perché pensato solo per chi operava in Radio. Devo ancora molti grazie a Erica Farber, oggi CEO del Radio Advertising Bureau, che è stata l’editore di “Radio & Records”; volli conoscerla e perfino visitarne gli HQ a Los Angeles nel 1994 proprio per tributare un ringraziamento sentito alle persone e alla struttura che avevano rappresentato il mio primo centro di competenza e di ispirazione Radiofonica.

Ma il clou di “Radio & Records” era per me la sezione “Radio Business”, la indimenticabile sezione “Radio Business”. Questo è un link, un esempio, pagina 5-6, di un numero di molti anni fa. Transactions at a glance. Deals to date. E molto altro. Ogni settimana venivano pubblicate le comunicazioni di tutte le transazioni proprietarie di ogni Radio negli U.S.A. La stazione Radio XXX venduta dal soggetto A al soggetto B per US$ ZZZ a cura dei consulenti YYY. Totale trasparenza, totale informazione. Utile e spettacolare. L’Industria della Radio si palesava a me neofita ogni settimana anche attraverso il Monopoli delle proprietà; Viale dei Giardini che cambiava proprietario, Largo Colombo che accresceva il suo valore con la costruzione di un albergo, un traliccio più alto e più potenza grazie a una licenza superiore. Nielsen comprò nel 2009 “Radio & Records” per chiuderlo e per rendere il suo Billboard uno strumento senza concorrenza di informazione e di competizione nei dati. Storia tristissima. Ma quelle transazioni, il “Radio Business”, sono sempre state rilevate, comprese e diffuse da altri e in altri contesti. Cercare BIA/Kelsey. E ora qualche domanda e, soprattutto qualche risposta, sui numeri della Industria Radiofonica degli U.S.A. che cresce in modo impetuoso e da decenni precedenti il 1982 della mia scoperta…

Prima domanda; quante stazioni Radio AM e FM sono attive negli U.S.A.? L’ultimo aggiornamento dalla FCC (Ente Federale delle Comunicazioni) ci consegna il numero di 11.400 Radio Commerciali e circa 5.000 Radio Pubbliche o Comunitarie. Come riferimento la popolazione statunitense nel 2016 era di oltre 293 milioni di individui mentre quella italiana (Istat) di 60.589.445; il rapporto è di circa 5 a 1 a favore della popolazione statunitense sulla nostra.

Seconda domanda; quante stazioni sono impattate e quanto valgono le transazioni proprietarie di emittenti Radiofoniche? BIA/Kelsey è un gigante delle analisi e delle ricerche che studia i mercati locali negli U.S.A. con metodologie e piattaforme proprietarie e con un’attenzione spasmodica alla finanza, al sociale e alla tecnologia. In questi giorni sono stati analizzati i dati proprio delle transazioni Radio per tutto il 2017. Nel corso dell’ultimo anno è cambiata la proprietà di ben 755 stazioni Radio AM/FM. Sicuramente c’è stato un impatto favorevole rispetto al 2016, dove comunque le transazioni erano state ben 576, dall’accorpamento delle emittenti di CBS Radio nel gruppo ENTERCOM, uno dei più grandi deal della storia della Radio degli ultimi anni. Il valore economico complessivo delle 755 transazioni del 2017 è stato di 3.321 milioni (3 miliardi e 321 milioni) di dollari USA. La grande differenza pertanto dal mercato della Radio in Italia è che mentre qui domina ancora quello delle frequenze, base di riferimento e con valore immobiliare, negli USA sono le aziende Radiofoniche e le loro performance a comporre e dominare quasi completamente la determinazione del valore e le transazioni sul mercato. E c’è uno scambio delle proprietà grande, variegato e soprattutto certificato. Attualmente le transazioni avvengono con un moltiplicatore medio di 8,5 sull’EBITDA e si tratta di un fattore in lieve crescita.

Terza domanda; quanto vale il mercato pubblicitario della Radio negli U.S.A.? Si tratta di oltre 18 miliardi di dollari USA nel 2017. Se gli U.S.A. valgono 5 volte la nostra popolazione, la loro Radio vale economicamente più di 35 volte quella italiana… C’è tanto da fare qui. Benissimo.

La pubblicità nazionale Radiofonica negli U.S.A. vale mediamente il 23% del fatturato delle emittenti e nel restante 77% di raccolta locale la quota dell’on-line non ne supera il 10%.

Si tratta di fondamentali straordinari in cui non si legge alcuna rinuncia al modello di business del broadcast, assolutamente vincente, e in cui la resilienza verso il digitale incrementa la flessibilità e la complementarietà ma senza sogni pindarici digitali o paure tecnologiche.

[Inserimento commenti più in basso]

Autore dell'Articolo

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *