Tantissime stazioni nazionali e locali sbandierano il fatto che gli ascolti della #Radio siano misurati da un "sondaggio" e spingono gli ascoltatori a risposte faziose ed eccessive. Per quanto mi riguarda un problema enorme per 4 ragioni almeno, indicate nell'articolo. E con una sola soluzione. Cessare subito.

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Domenica pomeriggio, ore 16:50 circa, RADIO MONTECARLO. Mia moglie Silvia ascolta la sua Radio preferita mentre guido la nostra auto. Il conduttore: “… e se vi chiamano al telefono per l’indagine sull’ascolto Radiofonico… dite che ascoltate solo RADIO MONTECARLO, ovviamente per 24 ore su 24”. Che pena. Come stiamo cadendo in basso. Conduttori che eseguono ordini di scuderia in modo farlocco e imbarazzante. E il problema riguarda un numero assai ampio di stazioni Radiofoniche nazionali e locali, tutte insieme a elemosinare ascolti dagli ascoltatori.

Quello segnalato è solo uno dei tantissimi momenti letti o interpretati dai conduttori di molte stazioni Radiofoniche nazionali e locali. Direi, la maggior parte. E da troppe settimane. E’ utile? Alcuni sostengono, in una forma di arrampicata sugli specchi con ventose molto speciali, che in questo modo si invitano gli ascoltatori a rispondere alle telefonate dai numeri sconosciuti. Essi sono l’origine delle chiamate che provengono dai call-center degli istituti di ricerca. Sia GfK che Ipsos, per conto di TER, necessiterebbero, secondo la tesi, di sensibilizzazione sugli ascoltatori.

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La richiesta spasmodica di ascolto in Radio è sbagliata

1 – L’elemosina on-air di ascolto è sbagliata per il decoro della nostra industria.

Stiamo sbandierando ai 4 venti, visto che siamo il 1° mezzo broadcast della popolazione attiva, che la nostra industria viene misurata da un “sondaggio”. Questa la parola più usata. Diamo in modo chiaro e ormai irrimediabile agli ascoltatori che non sono degli idioti l’idea netta che nel mondo digitale noi siamo rimasti fedeli a Meucci. Purtroppo è una verità, vista la metodologia al 100% CATI di TER, che almeno non andrebbe sbandierata con un orgoglio incline al suicidio.

2 – L’elemosina on-air di ascolto è sbagliata per il valore stesso della ricerca.

Non credo sia un caso che nell’industria Radio statunitense che ha 54 anni di storia in più della nostra le emittenti che operano in onda per incoraggiare le persone a partecipare all’indagine o ad averne un ruolo attivo vengono squalificate dalla stessa in termini immediati! Le grandi di tutti i comparti che chiedono agli ascoltatori di professarsi giornalieri e per tutte le ore, al di là della pena che possono ingenerare, in un ben determinato modo alterano l’esito della ricerca.

3 – L’elemosina on-air di ascolto è sbagliata per i comportamenti suggeriti all’audience.

Il lavoro delle istituzioni preposte per la privacy è imponente. Mai sufficiente per contenere il male dello spam telefonico che ci pervade sui telefoni cellulari nonostante liste e strumenti di tutti i tipi, sia dei produttori di hardware che di software. E noi della Radio in tutto questo, con tempismo eccezionale, chiediamo di fatto ai nostri ascoltatori di guardare nel cestino. E, ovvio, di ascoltare tutte le telefonate salvando quelle di TER nell’interesse della stazione richiedente.

4 – L’elemosina on-air di ascolto è sbagliata per la credibilità istituzionale della Radio.

La AGCOM ha scritto poche settimane fa una “lettera” raccomandata a TER intimandole ben 2 cose fondamentali. Aprire la proprietà a UPA, di fatto trasformandosi in un JIC, che chiude con l’idea che la ricerca sia fatta e controllata solo da soggetti del mezzo medesimo aprendosi con logica al mondo della pubblicità. E aggiornare il più velocemente l’indagine a metodologie più coerenti alle tecnologie disponibili. E’ solo un caso che questa reazione avvenga proprio ora?

Conclusione

Curioso. Mentre AGCOM ci intima di andare avanti e segna la direzione nelle indagini d’ascolto, noi cerchiamo di permanere nell’epoca dei Flinstones. Roteando nell’aria con forza le clavi della sollecitazione bieca e di parte. Sono solo un operatore e un blogger. In un mondo Radiofonico che è vastissimo. Vorrei però che i tentativi fraudolenti, restauratori e suicidi allo stesso tempo, di elemosina di ascolto vengano sanzionati. E se non dalle istituzioni e dal quadro legislativo, almeno da quello generale e associativo del nostro mondo. Qualcuno la pensa come me?

Photo Credit: iStock.com/Gerardo Carnero

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13 thoughts on “PROMUOVERE ON-AIR l’INDAGINE T.E.R. per ELEMOSINARE l’ASCOLTO

  1. Finalmente vi siete accorti !!!!!!
    Le rilevazioni non vanno tutelate ma devono essere più soggetti al rilevamento e sopratutto libere
    E’vergognoso che ci si accorge solo ora.
    Direi: non è mai troppo tardi😂😂😂

  2. Sono perfettamente d’accordo con te caro Claudio concordo su tutto hai fatto un quadro lucido e preciso della situazione anche io che ormai in radio ci lavoro da anni credo che sia arrivato il momento di cambiare metodo e aggiornarlo sostituendolo con un metodo meno empirico e più tecnologicamente avanzato. Un caro saluto e Viva la Radio!!

  3. Secondo me gli spot “vota Antonio, vota Antonio ” sono controproducenti. Non voglio sentirmi dire cosa devo rispondere…

  4. Con tutto il rispetto, Presidente, su questo blog si invoca la misurazione elettronica da molti anni e con molti articoli a cadenza regolare! O almeno si invoca la sua ibridizzazione come nell’esempio britannico di RAJAR che è stato descritto nei dettagli grazie all’intervista al suo responsabile della ricerca. Non so a chi si rivolga ma qui non mi vergogno di questo atteggiamento verso l’oggettività e la modernizzazione. E nemmeno di questo ultimo articolo. Per il quale ricevo anche forti dissensi di tipo “conservativo”.

  5. Grazie Bruno, semplice e chiarissimo. Condivido. Un’altra ragione per evitare lo scempio.

  6. Affermazioni pesanti, condivisibili e – fino a prova contraria – vere
    Fuori Italia e fuori Europa cosa fanno, come misurano gli ascolti?

    saluti radiosi

  7. Secondo me no. Non conosco il latino, ma so che “repetita juvant” vuol dire che ripetere fa bene… a chi si dimentica le cose, e perciò, per quanto mi riguarda, i promemoria sono sempre utili ed efficaci, oltre al fatto che ognuno ha la “sua” Radio del cuore, proprio come io ho la mia.

  8. Dott. Astorri, concordo con la sua analisi che trovo lucida, puntuale e appropriata.
    TER oggi e AUDIRADIO prima sono il nervo scoperto dell’industria radiofonica italiana.
    REMEMBER
    Le storture di AUDIRADIO permisero ad alcuni, oggi grossi gruppi radiofonici, di drenare risorse pubblicitarie con dati che in alcuni casi pare (!?) siano stati artatamente falsati.
    VOX POPULI VOX DEI.
    Per crescere serviva denaro fresco e così alcuni, ne hanno avuto oltre il legittimo, permettendo loro politiche di dumping dall’alto sul resto del comparto.
    A parer mio e non perché miei cari amici gli editori, vittima illustre di quel sistema fu Kiss-Kiss che non si vide mai riconoscere l’effettivo valore di ascolto, che oggi pare con TER quantomeno rientrato.

    Siamo in Italia, la nostra è un’industria nata e cresciuta senza regole e quando queste ci sono state lo sono state “ad personam” ed in maniera trasversale da destra a sinistra senza soluzione di continuità.
    Quando di contro uno sviluppo armonico anche dell’industria radiofonica doveva essere la risultanza del combinato disposto di regole certe, condivise ma soprattutto giuste.
    Eclatante l’ultima in cui ad una sola emittente radiofonica nazionale (SIC!) è stato permesso evolversi da comunitaria a commerciale, così come per un’altra, anni fa, che con una apposita norma le fu permesso di essere rilevata da una società di capitali.
    Dal tutto ne discende che, inKassate e portate a casa le maZZate, dobbiamo andar avanti parafrasando il versetto dantesco “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

    1). per un sistema di rilevamento condiviso in cui siano presenti TUTTI gli attori del sistema. Eclatante è l’intervento ultimo della magistratura sull’ingresso societario in TER dell’UPA, ASSURDO !? sono quelli che fisicamente iniettano i soldi … a cui andavano, in via preventiva, stesi tappeti rossi.
    2). per un sistema di rilevamento che, senza traumi, superi l’anacronistico modello CATI, un modello che misura la notorietà più che l’ascolto.
    3). per un sistema di rilevamento che, rilevi l’ascolto (reale !?) dell’intero universo radiofonico italiano, dal più piccolo al più grande. Sarebbe sufficiente guardare fuor dai confini, lì dove l’industria radiofonica ANCHE grazie a corretti dati di rilevamento (di ascolto !?) macina, in termini percentuali, più del doppio di noi in investimenti pubblicitari sulla radio.
    4). per un sistema di rilevamento privato, ma verificato e certificato nel nostro caso dall’AGCOM. Di contro è inutile aver costituito una autorità pubblica di settore che si limiti all’italico, poco consono ruolo di postificio pubblico e notaio di scelte altrui.

    ULTIMO,
    sulla scia e nel rispetto del dettato costituzionale dell’art. 21 posto a garanzia della libertà di stampa, del pluralismo democratico, l’AGCOM dovrebbe farsi garante pubblico e controllore che, sulla base della percentuale di ascolto rilevato, ad ogni emittente che ha un dato significativo, sia garantito nei fatti e non “a chiacchere ‘e tabacchere de’ ligno”, una uguaglianza sostanziale e reale di accesso alle risorse del mercato pubblicitario nazionale, stante la conclamata sofferenza degli investimenti pubblicitari locali, soprattutto al Sud dove si son ridotti ai minimi termini, anche ed in concausa del cambio dei paradigmi di comportamento del consumatore.
    Di contro, attualmente, il comparto delle Nazionali e delle Big-Station pur realizzando un ascolto (?!), dati TER, a spanna di oltre il 60/65% dell’universo ascolti, incassa oltre il 90/95% degli investimenti nazionali in radio.
    Ed è proprio qui che la politica, le istituzioni, ma la stessa UPA, dovrebbero sentirsi chiamati a intervenire nella logica di assicura a tutti gli attori della vita democratica di questo paese, come lo sono, in particolare le radio locali di prossimità e/o dei informazione, e non solo per interesse di parte chi scrive.
    A tal proposto mi sento di rammentare all’UPA, che anche gli ascoltatori delle radio locali sono consumatori globali.

    Antonio GIARDULLO – direttore responsabile “RADIO ALFA il quotidiano di Salerno e provincia”

  9. La saturazione è come un tremendo boomerang che non vedi, arriva e ti colpisce alla nuca…

  10. IO IO! Anche io la penso così! Ormai vivo all’estero e mi sono abituata ad un altro genere di radio, ma quando di recente sono stata in Italia, una delle sensazioni sgradevoli (fra le altre) che mi ha procurato ascoltare le varie stazioni radio è stata proprio la patetica richiesta di voti. Ma dove siamo? Al mercato? Scusa se mi sono permessa, sono solo un’ascoltatrice ormai (….e pure portoghese!), ma concordo pienamente con le tue riflessioni. Un abbraccio

  11. Grazie Sonia, lieto di leggerti! La buonissima notizia è che TER, dopo il mercato come ben lo definisci (pure squallido, aggiungo io), ha deciso di vietare la pratica a partire dal 15 giugno. Finalmente! Una domanda: che ne dici di tornare in “barricata Radio” nella nostra amata Italia?

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