C'è una relazione tra il fatto che Spotify abbia attaccato con violenza nella comunicazione il mezzo Radio e il crollo abissale del valore di Borsa? Mi piace pensarlo ma non è così. E comunque ora a Spotify conviene cambiare la prospettiva con cui vede la #Radio.

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Non c’è un rapporto diretto di causa e effetto tra Spotify che attacca la Radio e il suo valore in Borsa che precipita. Lo ripeto, non c’è. Tuttavia è irresistibile per me almeno mettere a fianco le 2 evidenze. All’inizio del 2021 Spotify ha intrapreso una capillare campagna “No-Rad” con mira alle risorse pubblicitarie locali del mezzo Radio. Sotto il poco amicale messaggio “Dimentica la Radio” ha proposto ai clienti pubblicitari locali di utilizzare il suo “Studio AD”. E non solo per la pianificazione mirata ai suoi utenti ma anche per la produzione dei comunicati spot relativi.

A costo di sfiorare la superstizione, tutti i soggetti che hanno attaccato la Radio lavorando per la sua morte non hanno mai fatto una bella fine. C’è un tratto che li accomuna tutti. Scambiano la Radio per un elettrodomestico, la vivono in una esclusiva chiave tecnologica. Peccato che la Radio è invece la somma delle relazioni tra tutte le sue stazioni e tutti gli individui, legami di fruizione e spesso di familiarità. Che non si sopprimono con invenzioni tecnologiche esterne. Infatti la Radio cresce di continuo nel servire il pubblico e raggiungendolo in forme nuove.

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L’ultimo anno di Spotify

Dal momento della sciagurata comunicazione, del brutto incidente del “Dimentica la Radio”, cosa è successo a Spotify a livello globale? La risposta è: il precipizio della valutazione di Borsa al New York Stock Exchange. Esattamente in un anno la quotazione di Spotify è collassata da oltre US$ 387,44 a soli US$ 161,93. Una caduta del -58,2% in un solo anno. La capitalizzazione dell’azienda conseguentemente è passata da oltre 69 miliardi di dollari a poco più di soli 32.

Fin qui i fatti. Ma perché Spotify è caduta così in basso? E perché è scesa del -58,2% mentre l’indice del Dow Jones US Technology è salito nello stesso intervallo di tempo del +17,9%? Le ipotesi sono molte e si pensa a un intreccio di fattori. Un ruolo potrebbe perfino essere quello del ritiro da parte di Neil Young delle sue canzoni da Spotify avvenuto il 26 gennaio. Ciò che appare tuttavia certo è gli analisti non hanno per nulla gradito i risultati e gli annunci di Spotify in occasione della presentazione del 4° quadrimestre del 2021. Aspettative deluse.

Nella pratica una parte degli analisti ha notato che la crescita degli abbonamenti a pagamento si è affievolita nel 2021. E la previsione per il primo quadrimestre di Spotify di soli 3 milioni di nuovi abbonati nel mondo confligge con quella di chi guarda i bilanci che se ne aspetterebbe almeno 4. Il fatto che i ricavi siano cresciuti non ha convinto gli analisti che con evidenza hanno riscontrato limiti al potenziale di crescita, al perimetro del mercato. Ciò sembra chiarire come il mondo della finanza veda il successo di Spotify in modo principale dal fronte abbonamenti.

I pericoli per Spotify e la Radio come amica

Alcuni commentatori internazionali intravedono un serio pericolo per Spotify. Quello di subire un attacco da parte di Apple Music o di Netflix per una sua acquisizione a valori molto bassi. Gli analisti vedono con favore la società di Cupertino che può mettere in dote anche i suoi 73 milioni di abbonamenti che permetterebbero al momento dell’acquisizione di Spotify di poter disporre di un totale di 250 milioni. E’ un livello considerato sufficiente per margini economici importanti. Il possibile interesse di Netflix appare non meno motivato e sulla base di sinergie.

Costretta per salvarsi, come è chiaro, a operare e a creare leve sugli abbonamenti premium chissà che Spotify modifichi la percezione di chi siano i suoi veri nemici. E lasci la presa inutile sul mezzo Radiofonico che è peraltro in crescita nel mondo e non di certo minacciato negli ascolti e nella raccolta da Spotify. La Radio sa anche perdonare ed è un fantastico mezzo pubblicitario che può servire a campagne di Spotify molto intense e di cui la stessa ha massimamente bisogno. E con un costo a contatto straordinario, non quello di Spotify!

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