La copertina di "A Microfono Spento", il libro di Fabrizia Brunati e Sara Zambotti

Un libro che presenta più motivi di interesse per la lettura. Scritto da due autrici che operano in prima linea nel mezzo Radio. Fabrizia Brunati e Sara Zambotti. "A Microfono Spento" fa riflettere e discutere...

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E’ uscito in questi giorni un libro sulla Radio che presenta alcune significative novità. Le due autrici, innanzitutto. Una curatrice di RAI RADIO e una conduttrice di RAI RADIO 2, due figure dell’operatività e della prima linea in Radio. Fabrizia Brunati e Sara Zambotti. E poi, il tempo non è il passato remoto ma il presente. Complimenti per il coraggio. Per concludere, il focus dell’approfondimento è su una figura professionale, quella del producer, la quale ha connotati assai differenti tra Radiofonia pubblica e privata, e pure nelle sue interpretazioni funzionali.

A Microfono Spento merita la lettura perché, come sottolinea Tiziano Bonini nella prefazione, è un libro tra i production studies, prezioso e pratico, pur essendo dotto e molto qualificato. Il suo viaggio origina dall’interno di RAI RADIO e dalla funzione di curatore. Tutti i programmi delle reti pubbliche hanno un curatore. E’ una figura di garanzia e di coordinamento, una sorta di cerniera tra la direzione e i componenti dello staff, conduttori, registi e autori. Una funzione che si deve anche alle complesse modalità che il servizio pubblico ha il dovere di assolvere.

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La parte maggioritaria del libro è dedicata al ruolo di curatore che Fabrizia Brunati svolge in prima persona. E che ovviamente interpreta e che ci narra a modo suo e sulla base della sua esperienza e in cui la parola mediazione è ricorrente. I suoi sembrano essere grandi esercizi di mediazione. Una lettura che coinvolge su temi e problemi ma che è anche da interpretare. Si chiarisce meglio quando si chiamano a testimoniare illustri colleghi della RAI RADIO di Milano, sia del presente che del passato. E si propongono ricette. Il libro con proposte per il futuro RAI.

Le autrici non nascondono poi le loro difficoltà nel passaggio al mondo commerciale. Non partono dal concetto del producer, che è figura professionale alla regia dei programmi più complessi come ad esempio i Morning Show. Esse cercano la mediazione ma non la trovano in modo così significativo. D’altra parte le Radio commerciali selezionano i talenti e lo staff per appartenenza. Possono così consentirsi strutture organizzative ben più verticali. Sta di fatto che le autrici trovano più che altro validi protagonisti. Ammirevole il tentativo di ponte tra i mondi.

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