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“Salve Prof!” è il saluto che mi rivolgono gli studenti del Master in Comunicazione Musicale della Università Cattolica di Milano presso il quale insegno da 18 anni. Ci sono anche studenti di altri atenei che mi contattano per le loro tesi, probabilmente grazie a questo blog, e che mi salutano in quel modo. Non amo molto quel “prof” perché tendenzialmente mi invecchia nel momento in cui invece mi sento al culmine delle mie forze analitiche e progettuali. Il punto comunque non cambia. Gli studenti si rivolgono a me per domande. Doveroso rispondere.
Ma dopo il “Salve Prof!”, ricevuto di persona, al telefono o via E-Mail, qual è la domanda più frequente che mi pongono gli studenti? Ovviamente è la più difficile. “Qual è il futuro della Radio?“. Se fossi un egoista del mio tempo, girerei volentieri gli studenti a quelli che hanno pontificato sul tema specifico. A chi sostiene che il futuro della Radio è negli smart-speakers perché il Media World di Legnano (MI) li ha esauriti. O a chi sostiene che la FM è già un ferro vecchio. Voglio troppo bene agli studenti, che sono il nostro futuro, per inoltrarli a costoro.
E quindi? Chiarisco agli studenti che non ci sarà un solo futuro ma più futuri. Oppure, se si preferisce, che il futuro non sarà mono-soluzione, fatto solo in quel modo, ma sarà variegato e differenziato. Occorre seguire più trend e più tendenze nel tempo per coglierne la complessità. La singola raccomandazione che esprimo agli studenti, offrendo alcuni dati e prime risposte, è di non dimenticare mai che la Radio è relazione, è il rapporto tra una stazione e un individuo. La tecnologia è lo strumento, il rapporto è l’essenza, la pubblicità è il ricavo. Semplice, no?
Il futuro della Radio si costruisce dalle esigenze di oggi
Il bello della domanda “Qual è il futuro della Radio” è che la risposta è aperta. Non ci sono user e password per accedervi e nemmeno la formule segrete di Mago Merlino. Tutti possiamo pure partecipare alla risposta, anche nei fatti, a condizione che abbiamo un quadro chiaro dell’oggi, ovvero di tutto ciò che è nelle esigenze degli ascoltatori di oggi. Poi possiamo anche includere i non ascoltatori di oggi per capire se potranno esserlo domani. Approccio utile. Qui la sintesi. L’impegno di TER talora sortisce effetti mirabili: una ricerca qualitativa commissionata a GfK.
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Per chi non si accontenta della fine per tecnologia della Radio, o per chi non ci crede, il futuro del nostro mezzo sarà nell’evoluzione dei suoi contenuti. La domanda principale è “svago”. La parola non mi convince perché offre l’idea di una cesura, del fatto che si fruisce dello svago e che si interrompono tutte le altre attività dell’individuo. Non è così. Meglio “intrattenimento”. più compatibile con la vita delle persone. E i 2 contenuti che si occupano di ciò in Radio sono musica e conduzione. Con tutti i formati e l’offerta differenziata che esiste e potrà estendersi.
La seconda domanda è “aggiornamento”. Il contenuto di riferimento è l’Informazione e la Attualità. Qui c’è letteralmente un mondo da fare. Il futuro della Radio è anche aggiornamento ma i grandi gruppi nazionali e locali lo parcellizzano sulle emittenti, non lo erigono a contenuto di una sola stazione. Forse pensando erroneamente che RAI Radio 1 e Radio 24 siano risolutive di tale bisogno. E quindi, se ancora oggi voglio sapere cosa stia accadendo a Roma, a Milano o in una grande città italiana, non c’è nessuna stazione che me lo racconti in tempo reale. Uff…
La terza domanda è “socialità”. Che, è bene precisare, non è fine a sé stessa ma è intimamente connessa alla passione e al tipo di coinvolgimento offerto agli ascoltatori sui punti precedenti.
Proviamo una sintesi? Il futuro della Radio sarà luminoso fino a quando le intelligenze Radio e tutte le sensibilità saranno al servizio del pubblico quantitativamente e qualitativamente in modi soddisfacenti.
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