Sogno della puntualità. TER 2018 consegnerà il giorno 24 luglio i dati di ascolto riservati del 2° trimestre e quelli pubblici del 1° semestre. Così pare. Sembrerebbe una data già tardiva visto che le interviste del 2° trimestre e dunque del 1° semestre si sono chiuse il 25 giugno. Ben un mese di elaborazione, validazione e definizione dei rapporti. Nell’era dell’informatica e dell’intelligenza artificiale è un’enormità. E peraltro a maggior ragione per un mezzo elettronico come la Radio che ha bisogno di indicazioni in tempi brevi. E con tutto quello che costa l’indagine. E’ altamente probabile che anche questa data di rilascio della rilevazione di ascolto TER 2018 verrà dilazionata, come è sempre avvenuto sin da ISAR ’83 per passare a tutte le AUDIRADIO, alla successiva RADIO MONITOR e per giungere ai giorni nostri con la stessa TER. Sia chiaro, sempre e comunque… date dilazionate!

L’aspetto veramente sgradevole ed escludente per la gran parte degli operatori delle stazioni Radio iscritte, ma anche per il mercato pubblicitario, è che il ritardo nella data della pubblicazione sia accompagnato sempre e con regolarità, questa sì svizzera, dalle eco dei sussurri telefonici in forma riservata alle sole emittenti di riferimento del loro numerino, del loro dato di ascolto. Anticipazione insopportabile, assolutamente parziale, nota ai più e purtroppo sospetta, che può ragionevolmente gettare alcune inquietanti domande sulla regolarità. E dalle eco delle riunioni dei Consigli Direttivi i cui pugni sul tavolo dei perdenti del momento si sentono dal Passo del Brennero a Capo Passero. Ancora peggio. Fissare con certezza la data di pubblicazione, e possibilmente anche l’ora, per il rilascio dei dati di ascolto della Radio come avviene nei Paesi industrializzati del mezzo sembra in Italia un’impresa impossibile. Pensate che meraviglia, una vera liturgia. Stessa data e stessa ora, rispettate con esattezza e proprio per tutti, simultaneamente informati e sincronizzati al mercato. Altrove è solo la normalità da molti decenni. Per arrivarci la politica delle Radio deve stare completamente fuori, altro che essere proprietarie della ricerca, e l’UPA rigorosamente e assolutamente dentro, ago della bilancia. Inoltre serve proprio e molto semplicemente tanto ma proprio tanto senso della trasparenza. La misurazione elettronica degli ascolti potrebbe essere l’eccellente inizio del processo virtuoso. C’è sicuramente molto da fare. Auguri di buon lavoro all’avv. Marco Rossignoli, neo-presidente di TER…

Sogno della differenziazione. Il primo trimestre non ha prodotto a livello del mezzo crescite di ascolto e sembra che anche il secondo trimestre, sempre secondo i bene e anticipati informati, non sia generoso. Eppure la Radio, che può contare in primis sul push formidabile della mobilità, ha sviluppato investimenti significativi anche sulla fruizione da altre piattaforme. I gufi apocalittici della fine imminentissima della banda FM con il loro spauracchio da stregoni medievali più che da profeti mediatici hanno comunque parzialmente contribuito in un contesto fluido ad investimenti sul DAB (RadioMediaset a parte, che vi ha rinunciato per un cavillo legale nel poter acquisire la concessione locale di Radio Subasio), ma soprattutto sul WEB, su SAT e anche nella TV (Visual Radio e non), un interesse crescente che ha certamente futuro ma per pochi e illuminati. Non si può affermare oggi che la Radio non sia stata o non sia resiliente nella sua distribuzione dell’emissione. Eppure non sta crescendo nella platea degli ascoltatori. Almeno cresce, piccolo conforto, negli investimenti pubblicitari. Houston, we have a problem! Cosa accade? Succede che mentre le coperture e le emissioni si ottimizzano quelle di offerta editoriale non si adeguano in modo sufficiente.

Partiamo dal target adulto over 55, ma anche over 65. Scolarità media o medio-bassa. Quote di ascoltatori al mezzo insufficienti, gravemente insufficienti. Amanti della TV, quasi tele-dipendenti.

Mancano completamente sul fronte della Informazione e della Conduzione emittenti News/Talk visto che RAI Radio 1 e nemmeno la radio a programmi parlati RADIO 24 incarnano quel tipo di funzione, che peraltro richiederebbe moltissime declinazioni su base locale. A proposito, i quotidiani locali hanno investito cifre enormi nel digitale e spesso non hanno i conti in ordine mentre gli investimenti pubblicitari precipitano per loro del 10% ogni anno. Forse, investire nella Radio? No?!? Con quanto speso specificamente in modo impulsivo e improduttivo sul Digitale, mi riferisco ai notevoli e molto evidenti sprechi, avrebbero oggi e tutti una stazione Radio News/Talk locale con tanto di redazione estesa e news-talk anchors. E soprattutto un modello di business in crescita e non vanificato in buona parte dai mostri del Digitale, i soliti nomi noti.

Ma anche nell’offerta di Musica per quel target, salvo eccezioni virtuose, non ci siamo. E qui non dobbiamo tirare per la giacchetta dei soggetti terzi come le società editrici dei quotidiani locali ma, semplicemente, prendercela con noi stessi e il nostro pre-concetto sui target adulti e sulla loro vita di tutti i giorni.

Tocchiamo il target dei giovani? 15-24 anni, il secondo target su cui riflettere. Gli ascoltatori nel numero sono in quota massima tra tutti i gruppi di età ma non affatto nel tempo di fruizione (AQH), tra i più bassi in assoluto. I giovanissimi sono quasi tutti sulla Radio ma per davvero troppo poco tempo. Chiaro, no? Occupiamoci di Radio musicali, il loro pane. L’unica cosa che sembra esserci è la Radio di formato Dance o ritmico, anche con sfumature tra il condotto, il mixato e pure il popolare. Abbiamo perfino Gianluca Vacchi, la salsa rosa della musica Dance, quella sempre iper-connessa a Instagram. Poi c’è la Radio Rock in cui entrambi i soggetti nazionali cercano in realtà più l’assenso dei maturi over 35. E la Radio Hip-Hop? Il fenomeno discografico e di fruizione della musica a livello globale non attecchisce nella Radio in Italia. E poi si lamentano della crescita di Spotify. Poche e confuse iniziative editoriali. RTL 102.5 ci prova con il canale Bro & Sis su tutte le piattaforme che tuttavia non ha conduzione, non ha anima, proprio solo e soltanto un canale musicale; a conferma del non essere in vita usa i liner in lingua inglese di RTL 102.5 registrati a mia cura nel 1990 da tale J.R. Nelson negli U.S.A., pure defunto da qualche anno. Amici miei, forza futuro e lavoro duro! Ci dobbiamo occupare di Radio Italia Rap? Meglio saltare un turno, please.

Nel frattempo le Radio metronomo (tic-tac tra musica di ieri e di oggi, minestrone generalista) RTL, RDS, 101 e RMC proseguono chi vincendo, chi pensando di essere la “Entertainment Company” e chi ritenendo di essere la più bella delle altre. Meno male che ci sono gli studenti e i giovani che progettano un po’ di futuro. Vedi qui. E diamogli spazio, realizziamo questo sogno esiziale, sono il futuro di questo mezzo per noi stessi e per tutti i target da servire alla Radio.

Sogno della serenità. Domenica 24 giugno pubblico qui su www.astorri.it un articolo intitolato “ANALISI COMPETITOR: AIRPLAY R NAZIONALI“. Utilizzando il mio abbonamento full a Ear-One svolgo delle analisi sull’airplay delle Radio nazionali che, effettivamente e oggettivamente, smontano dati alla mano la tesi degli avversari del mezzo secondo la quale le emittenti sarebbero tutte invase della stessa marmellata musicale. Ma compio un gravissimo peccato, ecco cosa scrivo: “… Le emittenti più simili tra loro nella strutturazione della programmazione musicale sono RADIO 105 e RADIO DEEJAY, che hanno una certa varietà, superiore a quella delle Radio di Flusso, e non spingono mai i brani oltre i 24-26 passaggi settimanali. Ci sono differenze di stile nella selezione con Radio Deejay più adulta e certamente più sofisticata tranne che su alcuni brani italiani assai dubbi”.

Il sito www.astorri.it conta su sole 850 (qualificatissime e apprezzatissime) visite giornaliere di addetti ai lavori e di studenti e appassionati al mezzo. C’è un commento all’articolo che non arriva nella sezione apposita ma direttamente sulle frequenze di RADIO DEEJAY all’apertura di “DEEJAY CHIAMA ESTATE”, alle ore 9 di martedì 26 giugno, quasi 900.000 ascoltatori in tutta Italia. Linus in persona: “Saluto un mio amico, Claudio Astorri, grande esperto di Radiofonia italiana che ieri sul suo interessantissimo sito in cui approfondisce temi di questo nostro piccolo orticello, di questo piccolo mondo, facendo un’analisi delle canzoni italiane che vengono passate dalle varie Radio ha definito quelle che passiamo noi spesso discutibili. Claudio… se vogliamo fare la gara tra le canzoni di merda tra noi e le altre Radio non so poi chi vince. Poi è solo un punto di vista soggettivo”.

Grazie Linus della menzione positiva del sito anche se hai portato in onda e in tutta Italia le mie parole in modo alquanto differente da quanto scritto e in una chiosa emotiva fortemente accentuata, quasi vi fosse un grande nervo scoperto. Mi spiace. Ho sempre detestato, e lo sai, il modo in cui denigri le altre emittenti e con cui ti relazioni al “resto”; lo trovo una grave mancanza di rispetto e temo tu non conosca il fascino della forza della promozione del mezzo e peraltro la differenza tra torta e fetta. Peccato. E tra tutte le caratteristiche che rispetto e stimo di te, che sono tante, non amo il tuo lato da vipera; anche in questo caso l’hai buttata in quel solito e stanco gioco al massacro. Estate serena, amico mio, ne hai bisogno, magari con dati di ascolto che sorridano, finalmente.

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