La riflessione ferragostana che propongo nel titolo deriva dall’interessante convegno Radio Compass 2017 che si è svolto a Milano e a Roma; ho partecipato all’edizione di giovedì 25 maggio in buona compagnia di amici e colleghi della mia cliente Radio Globo. Presentazioni e interventi da orgoglio Radio. Roberto Binaghi di MindShare porta le agenzie e i clienti presenti nell’olimpo della conoscenza del mezzo con i suoi punti di forza, documentati magnificamente; Marco Brusa continua nell’opera utilizzando strumenti e ricerche innovative e poi arriva lui, il profeta del neuro marketing, il professor Vincenzo Russo dello IULM, vera star dell’evento con una presentazione di uno studio avanzatissimo. Tutto bene. Sensazione di industria del mezzo Radio che cresce e diventa più grande. Poi arrivano loro e nel loro dibattito, i signori Conduttori.

L’ultimo atto del convegno Radio Compass, fino a quel momento perfetto (se non di più…), è quello di un dibattito sul mezzo con i soli Conduttori, peraltro delle più importanti stazioni italiane; e si precipita, oh sì, quanto si precipita… dall’industria al condominio.

L’ego dei conduttori esiste, eccome. E’ bello, vitale e rotondo, ed è anche un bene che esista. Comunicare davanti a un microfono per una moltitudine di persone all’ascolto è un servizio che richiede un forte ego ma anche una discreta forma di creatività se non di pazzia. Benissimo. Ma quando non si comunica ai propri ascoltatori ma a chi investe denaro sulle aziende Radio, le agenzie e i centri media, forse bisognerebbe sintonizzarsi sul nuovo pubblico. No?!? Aspettativa inutile! Far capire che dietro al lavoro del Conduttore c’è sicuramente umanità e talento ma anche tanta preparazione, lavoro di ricerche, confronti interni, gioco di squadra, riflessioni continue e aircheck settimanali?!? Nooo… troppo semplice, troppo banale, perfino troppo aziendalista o a favore del nostro settore! Decisamente meglio distruggere lo schema. E andiamo…

Inoltre, come se non bastasse, tra i conduttori soprattutto senza moderatore fornito di redini emotive ma anche vocali, scatta oltre che l’ego anche la competizione. E’ successo anche a Roma.

Una noia mortale ad assistere a chi la spara più grossa sui messaggi e sulle interazioni off-air col pubblico. Come se la Radio si riducesse a un One-To-One di sola e pura comunicazione interattiva con quell’ascoltatore. Appunto, il Condominio… e non un grandioso mezzo di comunicazione di massa, caspita, peraltro il primo assoluto tra le ore 6 e le 19, ben davanti anche alla TV! E che diamine!

In altre parole, quella che è andata in onda a Roma per Radio Compass 2017 ad opera dei Conduttori è stata l’ennesima messa in scena di “Radio Messaggino”, il che mi indigna per lo squilibrio e, sinceramente ben più preoccupante, ha lasciato perplessi non pochi investitori pubblicitari. E non credo sia colpa di MitragliettaRTL, di SobbelloITALIA, di CuoreDiPannaRDS, di OptimistRMC e degli altri partecipanti al dibattito. Essi hanno trasferito l’immagine non edificante ma complessiva di un mezzo che in effetti troppo spesso pende e dipende dai “messaggini”.

Il tema è quello del titolo: l’interattività è un Obiettivo o uno Strumento?

Se fosse un obiettivo allora mi spiegherei tante espressioni sull’interattività che sento in onda su Radio di tutti i comparti, pubblici, nazionali e locali. “Se proprio non avete nulla di meglio da fare, allora mandateci un messaggio…”. “Questa mattina però non siete molto attivi… cosa vi succede?”. “Come sempre aspetto numerosi i vostri contributi, le vostre idee e i vostri messaggi al…”. Qui è chiaro che chi lavora è l’Ascoltatore, non il Conduttore, il quale e come minimo è allo sbando di sé stesso.

Se fosse uno strumento allora i messaggi, preferibilmente tutti di eccellente qualità audio, si dovrebbero incastonare ad arricchire creativamente un programma o una programmazione di flusso creando spettacolarità, imprevedibilità, senso della partecipazione ma senza entrare nella dinamica del One-To-One, senza dare la sensazione al resto del pubblico di essere escluso dalla comunicazione in quel preciso momento. Mai confondere esclusione con esclusività.

Parliamo di numeri? I numeri dell’interattività. Un esempio del programma più ascoltato e sicuramente con il massimo contributo di interattività: “Tutto Esaurito” con Marco Galli su Radio 105. Ci sono punte di 1,7 milioni di ascoltatori nel quarto d’ora; sempre nel medesimo quarto d’ora arrivano non più, ed è già un numero stratosferico, diciamo 1.700 messaggi? Stiamo parlando di più o meno lo 0,1% di chi ascolta e questo riguarda il programma in Radio di gran lunga al numero 1 della interattività.

Eppure molti conduttori si rivolgono a quello 0,1% come se fosse la linfa indispensabile, il termometro del proprio umore e, ancor più incredibilmente, anche della propria performance. Avete sbagliato mestiere; l’animatore di feste o di piccoli eventi è il vostro ambiente corretto. Chi non ha immaginazione e non ha la forza di vedere e rivolgersi a tutta la sua audience non è un cavaliere dell’On-Air. O sta facendo terapia a sé stesso davanti al microfono o ha sbagliato mezzo e dimensione del pubblico.

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