E' un mese di attesa per il piano di sviluppo richiesto da AgCom a TER. La Radio avrà una ricerca partecipata anche dal mondo della pubblicità e con metodologie innovative? Qualche limite nelle personalità e negli steccati è da superare.

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C’è un “nuovo corso” delle indagini di ascolto del mezzo Radiofonico? In effetti, ancora no. E mentre è pubblicato il volume di un 1° semestre di TER sostanzialmente inguardabile a causa degli effetti della “Elemosina On-Air” delle grandi Radio nazionali, la stessa TER sta lavorando con una pistola puntata alla tempia dalla AgCom su un “Nuovo piano” da presentare entro la fine del mese di agosto alla stessa Autorità. Cosa conterrà il piano che TER trasmetterà? Quali garanzie alle richieste di trasformazione in un JIC e di introduzione a nuove metodologie?

E’ chiaro che nella attuale fase di preparazione del piano da parte di TER ci si aspetta un vento differente, un “nuovo corso”. A meno che il presidente di TER, che ha procurato la frattura con RAI e che non si è nemmeno dimesso, continui a perpetrare un percorso suicida per l’industria della Radio anche verso l’AgCom. Non mi meraviglierei e anche in questo caso non lo auspico. Questione di interpretazione del proprio ruolo, o al servizio della collettività Radio o alla guida di un pannello di controllo. Comunque il 31 agosto o nei giorni successivi leggeremo il piano.

L’immobilismo e le congetture sbagliate delle Associazioni

Sono rimasto perplesso nel constatare che le associazioni che rappresentano le Radio locali in TER non abbiano scritto una sola parola dello scandaloso sovvertimento dei dati di ascolto che è stato causato dalla “Elemosina On-Air” dei grandi brand. Con dati inverecondi, tutti a danno proprio delle emittenti più piccole. C’è qualche conflitto di interesse, forse? Qualcuno siede al tavolo di TER magari con rapporti professionali attivi con qualche realtà tra le radio nazionali? Non si capisce come il silenzio assordante sia compatibile con il peggior “scacco” negli ascolti.

Un associato di rilievo di AERANTI ha perfino osato far notare all’interno di una delle riunioni di vertice, che si è tenuta nella stessa associazione, come ASTORRI abbia diffuso sul suo blog e in tutti i dettagli gli effetti assai gravi della “Elemosina On-Air” al comparto della Radio locale. E si è osato oltremodo affermare che quelle analisi puntuali avrebbe dovuto promulgarle l’AERANTI che invece è rimasta inerme. Apriti cielo! La risposta? ASTORRI scriverebbe così perché la RAI di cui è consulente è interessata a demolire TER. Risposta assurda, a difendere l’immobilismo!

Claudio Astorri (e la RAI)

Faccio notare alla persona che ha profferito la sua tesi sulle mie motivazioni a difendere tutto il comparto della Radiofonia locale, per interessi RAI, alcune evidenze:

  • Dal 2018 sono ininterrottamente consulente di direzione di RAI RADIO 2 e in intervalli di tempo definiti ho prestato il mio servizio anche a RAI RADIO 1 e all’UFFICIO STUDI della RAI. La mia funzione non permette di partecipare alle decisioni aziendali sulle indagini di ascolto, le quali possono contare su dirigenti e responsabili interni di altissimo livello.
  • Dal 1996 seguo e documento anche sul mio blog gli avanzamenti a livello internazionale della misurazione elettronica del mezzo Radio. Basta digitare “misurazione elettronica” nella ricerca sul mio blog per osservare la vasta e ricca produzione di articoli al riguardo. Sono lieto che RAI promuova tra le tante anche questa innovazione. Lo auspico dai più.
  • La RAI non ha quindi di certo bisogno di ASTORRI per la sua autorevole e rispettosa presa di posizione sugli ascolti. Tantomeno per demolire TER con azioni indirette come segnala per ignoranza e mancanza di rispetto istituzionale lo sciagurato “pensatore”. E nemmeno io ho necessità di mettermi in evidenza all’interno con azioni indotte verso l’esterno.
  • Il conflitto di interesse, se proprio dobbiamo trovarlo, non è affatto con RAI ma con tutte le Radio locali. Sono nato nella Radiofonia locale, la amo, credo da sempre alla sua forza (anche nel corso delle mie attività nazionali) e lavoro con gli editori miei clienti a crescere sia negli ascolti che nei ricavi. E nell’ambito dei miei ricavi, le Radio locali valgono il 60%.

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Il nuovo corso parte dalla rimozione di vecchi steccati

Noto con profondo rammarico che chi invece incassa come associazione il 100% dei ricavi dalle Radio locali, o è distratto dall’altra componente che è quella televisiva, o non coglie gli interessi commerciali differenziati che esistono all’interno dei suoi associati Radiofonici finendo in modo assurdo in un pensiero unico e uguale per tutti di conservazione della CATI, vetusto e perdente. Il dibattito agostano obbligato dall’intervento dell’AgCom sembra spingere la differenziazione tra la Radiofonia nazionale e pubblica e quella locale dall’altro lato. Con metodologie differenti.

Qui c’è un punto saliente, nell’interesse stesso delle migliori stazioni locali che, bene ricordarlo, hanno spesso numeri superiori alle cenerentole tra le Radio nazionali. Lo steccato di tipo legale tra Radiofonia nazionale e pubblica e quella locale ha ancora senso? Da un lato le associazioni locali hanno contribuito alla nuova norma sulla copertura a livello territoriale. La opportunità di coprire il 50% della popolazione è in vigore quanto quello della copertura minima del 60% del territorio che è obbligata alle Radio nazionali. Le differenze legali si sono sensibilmente ridotte.

La prima valutazione almeno da parte di chi rappresenta le Radio locali dovrebbe essere quella della deludente raccolta pubblicitaria nazionale degli attuali circuiti. Le Radio locali sono offerte un tot al kg, senza distintività specifiche e come mera somma di numeri utili a estendere i GRP per le pianificazioni della clientela nazionale. Non commento su come si sia arrivati a ciò. E’ un modello sbagliato che ha soluzioni differenti, quelle di cui ho parlato anche in ben 5 incontri a un soggetto che da solo può cambiare tutto il mercato delle concessionarie per le Radio locali.

Lo steccato legale tra Radiofonia nazionale e pubblica e locale dall’altro lato deve essere subito abbattuto. Può esserci una ricerca nazionale con metodologie innovative cui possono aderire le Radio nazionali ma anche le syndication locali e i soggetti operanti a livello locale che abbiano nella loro regione la presenza di ascolto e di mercato che li fa risultare direttamente appetibili per circuiti. I quali, e finalmente, saranno in futuro molto più efficienti se creati direttamente da agenzie e da centri media sulla base dei dati piuttosto che dai contratti con le attuali strutture.

Photo Credit: iStock.com/gguy44

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