Le tesi di laurea che riguardano la Radio sono spesso patrimoni di conoscenza e di impegno esplorativo. Gli studenti migliori si impegnano sulle fonti e con le interviste che possono contribuire a un buon esito del lavoro. Eccone un esempio...

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Non so se è perché sono un professore di un Master Universitario. E da 18 anni. Non so se è perché il mio blog mette in circolazione una quota significativa di analisi e contenuti esclusivi. Utili agli studenti. Non so se è perché si è sparsa la voce che non aggredisco nessun laureando. Sarà poi vero? Sta di fatto che ogni settimana almeno uno studente mi contatta per richiedere materiali o interviste per la propria tesi di laurea. Mi prodigo nel rispondere a tutti. Alcuni mi chiedono contenuti già presenti sul blog. Facile indirizzarli. Altri vogliono di più o molto di più.

E’ il caso di Maria Concetta Valente, una laureata in Scienze della Comunicazione alla Università degli Studi di Roma Tre. Ha scelto una tesi di laurea Radiofonica: “La voce che informa. Il caso Radio 24”. E nella qualità di startupper della Radio ha voluto una mia intervista personale a raccontare gli albori e gli inizi. E ha riportato fedelmente la nostra conversazione. Pubblico a seguire l’estratto dello scambio ma anche il file della sua intera tesi di laurea che a mio modo merita la lettura di quanti desiderano un approccio utile al mondo dell’informazione in Radio.

Con la pubblicazione della tesi di Maria Concetta Valente (gli interessati possono contattarla: mariaconcetta.valente14@gmail.com) desidero aprire una sezione di tesi di laurea sulla Radio, valorizzarle nel contenuto ma anche negli autori. Resto convinto da sempre che l’inserimento di figure giovani e qualificate nelle nostre emittenti sia indispensabile a proiettare la Radio nel presente oltre che nel futuro. E chi ha fatto della sua tesi di laurea un terreno di studio serio e approfondito del nostro mezzo merita il rispetto ma anche la considerazione degli operatori.

Le origini di Radio 24, con SPER

Domanda: Quali sono i modelli a cui si è ispirato nel creare l’emittente di Radio 24? La sua è una copia fedele o si è dovuta rinnovare ed adattare alla realtà radiofonica italiana?

Claudio Astorri: “Prima della partenza di Radio 24 c’è stato un grande lavoro di ricerca e di studio. Per la creazione dell’emittente è stata fatta un’indagine sulla base di circa 1500 interviste personali. Un aspetto secondo me molto importante per la nascita del suo format, potrebbe essere identificato nel come è stata composta dal punto di vista proprietario. Radio 24 nasce prima di tutto dall’unione di due gruppi, uno prettamente Radiofonico, il gruppo SPER, e l’altro più editoriale, il gruppo Sole 24 Ore.

È stato un progetto nato dalla visione congiunta di due mondi differenti. C’è stata un’iniezione di competenze Radiofoniche molto forti dal punto di vista del gruppo SPER, in varie forme e con varie personalità, e dall’altro lato c’è stato il mettere a disposizione del gruppo delle competenze straordinarie quali quelle giornalistiche ed editoriali del gruppo 24 Ore. Questa esperienza non è durata moltissimo però.

Dopo solo i primi due anni il gruppo 24 Ore ha preferito rilevare l’altro, gli ha fatto un’offerta molto importante, per poter essere completamente proprietario di Radio 24. Così le strade dei due gruppi si sono separate e da quel momento le cose sono cambiate. Inevitabilmente, dopo l’acquisizione maggioritaria totale del Gruppo 24 Ore la sensazione è stata quella di una radio costruita soprattutto attorno all’idea di una redazione e sempre più attorno all’idea di programmi parlati.

L’acquisizione al 100% de Il Sole 24 Ore

Quindi la redazione ha acquisito moltissime competenze verticali, sono stati ingaggiati soggetti che potessero rapportare le competenze in settori specifici come gli esteri, la giustizia ed altri ancora. Un’ulteriore evoluzione. Si è differenziata ulteriormente l’idea “cosa sta succedendo, cosa è utile sapere”: occupandosi ancor più di risparmio, di sport e di tutta una serie di discipline che alla fine hanno caratterizzato Radio 24 quasi più per un magazine che per un quotidiano che doveva stare sul pezzo in tempo reale.

Una forte vocazione del gruppo Radiofonico in Italia, che io nel mio piccolo ho rappresentato, era quella di programmi talk. L’idea del gruppo Radiofonico, che risultava anche vantaggiosa da un punto di vista economico, era quella di puntare più che su tanti programmi, ciascuno con una propria redazione, su pochi talentuosissimi talk jockey (così sono chiamati negli USA), anche se questo può risultare offensivo per alcuni giornalisti, ma questa è la terminologia internazionale e affidare a loro l’interfaccia con l’ascoltatore.


Quindi diciamo che queste due secondo me sono state divergenze/differenze che nel
momento in cui il Gruppo 24 Ore ha preso il sopravvento proprietario hanno caratterizzato
l’offerta editoriale. Ad oggi nella maggior parte dei casi, dinanzi a programmi contenitori,
L’unico programma talk ad essere sopravvissuto è la Zanzara”.

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Radio 24, è News/Talk?

Domanda: In molti definiscono il formato di Radio 24 “news e talk”. È d’accordo con questa definizione?

Claudio Astorri: “Assolutamente no, è una definizione che rigetto completamente. Radio 24 è una radio di informazione e di programmi parlati. Le radio news e talk basta seguirle a livello internazionale ed hanno un atteggiamento nei contenuti e verso il flusso completamente
diverso da una radio di programmi parlati come Radio 24, che essenzialmente si pone in
concorrenza con Rai Radio 1″.

Domanda: Non so se è un ascoltatore della Radio, ma ad oggi è ancora fedele al formato da lei immaginato? Lo considera ancora valido?

Claudio Astorri: “Ovviamente la seguo con interesse, con il giusto affetto che ho per i progetti a cui ho dato un contributo. Come se fosse un piccolo figlio, ma non sono così maniaco, né possessivo. Direi che non la trovo per niente fedele al progetto iniziale se non per l’assunto di una fedeltà al fatto che fosse parlata. Questo è il valore che si è mantenuto nel tempo. La nostra idea era totalmente parlata, ma ora trasmette perfino musica, che per quanto mi riguarda è una violazione capitale.

Entra in uno scenario competitivo differente, quando ci sono questi programmi, e gli ascoltatori che non sono affatto stupidi, penalizzano quei programmi più musicali di Radio 24 con share più bassi. Non perché siano fatti male, perché dà altre aspettative che il programma di intrattenimento. Diciamo che nei valori che ho indicato precedentemente c’è stato un grosso cambiamento, un abbandono. La redazione è diventata la cosa più ingombrante della Radio e questo lo si avverte.

I giornalisti della redazione man mano crescono e gli si attribuiscono dei programmi di attualità riuscendo difficilmente a diventare talk jockey. Ci provano, ma non hanno secondo me l’esperienza o il talento necessario per poter fare questo salto. Invece a personalità come Santalmassi e ad altri è riuscito in modo differente”.

Le sfide future di Radio 24

Domanda: Da consulente radiofonico quali sfide future immagina potrà incontrare un’emittente come Radio 24?

Claudio Astorri: “Radio 24 in questo momento non ha competizioni perché si è messa lei stessa in un’area un po’ particolare. E tra l’altro è fortemente adulta. Ha un’area sopra i 55-65 anni di età. Per lunghissimo tempo il target principale dell’ascolto è stato addirittura quello dei pensionati. Una radio di Confindustria che ha come target principale i pensionati, secondo me, con tutto il rispetto per la categoria, denota che qualcosa negli anni non è stato forse mirato nel modo più puntuale e preciso.

Anche perché poi i segmenti sociodemografici qualificati ma più giovani sono quelli anche rispondenti a investimenti pubblicitari. Non dimentichiamoci che Radio 24 è una Radio commerciale, ha bisogno di ascolto e di ricavi. Da questo punto di vista Radio 24 potrebbe risentire soprattutto da soggetti che possono entrare nel settore, penso che se entrasse qualche all news o qualche vera news/talk dovrebbe rivedere il progetto.

La verità è che Radio 24 ha avuto una discreta gestione in questi anni, anche nel suo Gruppo
non rappresenta un problema, dove le attenzioni sono per il quotidiano, per altri soggetti che assorbono maggiori costi e causano maggiori perdite. Quindi Radio 24 ha vissuto una certa
zona di tranquillità dal mercato, perché non sono state lanciate iniziative che entravano nella sua zona, e tranquillità interna perché non ha avuto bisogno di revisioni importanti, alla luce del fatto che nel Gruppo c’erano altre necessità su cui occorreva tamponare ed agire
rapidamente.

Quindi sostanzialmente io la trovo una Radio ferma dal punto di vista strategico a più di quindici anni fa, nel senso che anche le innovazioni dei programmi sono rarissime, c’è una continuità quasi ossessiva. Da questo punto di vista mi piacerebbe vedere cosa succede
nel momento in cui o all’interno o all’esterno cambiano alcuni fattori, perché ovviamente la
radio dovrebbe un po’ ridisegnarsi, ricostruirsi.

Al momento galleggia, è di soddisfazione dell’editore e delle risorse interne che vi lavorano. Quindi bisogna vedere quali nuove sfide potrebbe raccogliere. Secondo il mio avviso, un rinnovamento editoriale potrebbe puntare su un target più affluente, più numeroso e leggermente più giovane. Ma credo che non sia questa ora la volontà”.

Le Radio di Informazione

Domanda: Perché secondo lei nel panorama Radiofonico italiano non sono nate emittenti del formato Radio 24 che ad oggi continua ad essere unica nel suo genere?

Claudio Astorri: “La spiegazione è molto semplice. Intrattenimento ed informazione sono contenuti molto differenti. Noi abbiamo a che fare con una classe di editori, ma anche di gruppi che poi sono subentrati agli editori, che sostanzialmente ha teso a dedicarsi per motivi storici all’intrattenimento ed alla musica. Noi abbiamo la gran parte del settore che non viene dal mondo dell’informazione ma che viene proprio dallo stesso mondo della radio.

Editori che si sono caratterizzati per portare delle piccole emittenti che hanno fondato magari molti anni fa, ad aziende che oggi fatturano 60/70 milioni, vedi RTL, RDS. A questo tipo di proprietà risulta difficile. Quindi diciamo che la magia di Radio 24 è stata quella di un gruppo che ha pensato di rivolgersi con molta forza ed interesse ad un altro che invece l’informazione la deteneva, la detiene e la deterrà, di enorme qualità.

Secondo me si è trattato di una combinazione pressoché unica e complessa. Io ho partecipato sin dal primo incontro, alla genesi del progetto. Ci sono volute persone fuori dal comune, con una visione molto aperta, perché sia da un lato che dall’altro ho potuto riconoscere personalità, dirigenti, imprenditori che avevano un’apertura mentale molto importante. E seppur dopo si è divenuti ad accordi diversi, avevano la disponibilità di lavorare e camminare parallelamente insieme.

Quindi diciamo che Radio 24 nasce proprio dai due lati migliori della radio, in cui il secondo è stato importato dentro la radio con grande fatica. Questo meccanismo secondo me è un po’ complesso. Alcune azioni spontanee di nascita di mezzi di informazioni radio è stato possibile, è possibile, però non riesce mai a livello nazionale, si ferma ad aree locali. Ci sono Radio di informazione che nascono da ex partiti politici o da movimenti culturali, diciamo che la cultura dell’informazione nel nostro settore manca molto. Io ci ho riprovato nel tempo e
magari qualcosa nascerà prossimamente”.

All News o Talk?

Domanda: Riproporrebbe ad un’altra start up questo format, sia pure con una “veste” diversa o lo cambierebbe del tutto?

Claudio Astorri: “Il tema è che ci sono due modi di affrontare la cosa. Con l’all news, ci colleghiamo all’asse del tempo reale. Radio 24 per molte ore, se non per i giornali radio, è completamente scollegata da questo piano. La mattina si parla di risparmio, mentre la Cina e tutto l’Oriente hanno terminato la giornata, stanno succedendo delle cose incredibili, l’Europa è nel pieno movimento, l’Italia pure, ed è incredibile che non ci sia nulla da dire. Questa è la scelta più all news.

Per il talk, ciò che si voleva fare di Radio 24 agli inizi, quindi una radio che prende le notizie ma di fatto le approfondisce e le fa vivere dell’interazione con gli esperti da un lato e con il pubblico dall’altro. I talk jockey sono sostanzialmente vertici di un triangolo alle cui basi
ci sono esperti e pubblico. Il risultato è una dinamica molto appassionante che crea anche
ascolti. A mio parere non è possibile fare qualcosa che sia ibrido.

O meglio lo ha già fatto Radio 24, lo ha fatto con dei risultati che, per carità sono pure di soddisfazione, ma le nostre previsioni all’inizio del processo di Radio 24 era che l’emittente avrebbe dovuto superare tranquillamente i tre milioni di ascoltatori ed assestarsi sotto i 4. Quindi diciamo che c’è qualcosa che non ha funzionato a mio avviso. Ma non stiamo parlando di un fallimento, stiamo parlando di una realtà che ancora oggi è in piedi e rappresenta qualcosa di importante”.

Lo Startupper di Radio 24

Domanda: Che esperienza è stata per lei essere lo startupper di Radio 24?

Claudio Astorri: “Quando entro in questi progetti ho proprio la passione di generare una novità. Io purtroppo sono stato fulminato negli Stati Uniti da alcune lezioni all’Università di Notre Dame dove in un corso per Management Radiofonico mi hanno spiegato che la funzione delle radio di intrattenimento è “make people feel better” e la funzione delle radio di informazione, siano esse news o talk è “make people know better”.

Detto questo non lo nascondo, quando ho potuto lavorare su Radio 24, ero eccitato di poter aiutare alla nascita di qualcosa che potesse servire come elemento di funzione per la vita delle persone. Perché bisogna essere anche un po’ ambiziosi. L’ambizione era quella di poter contribuire alla nascita di qualcosa di veramente speciale sul fronte di “make people know better”, quindi devo dire che ci sono riuscito. Ho partecipato a qualcosa che ancora oggi fa parte dei migliori ricordi professionali anche per la qualità delle persone con cui ho potuto lavorare.

C’erano delle persone da cui imparare veramente tantissimo, almeno per me, in quel momento. Quindi è stato partecipare ad una nascita importantissima. Poi purtroppo si intuì molto presto che le due strade si sarebbero separate e secondo me hanno sbagliato, ma queste sono considerazioni del poi. Dopo aver fatto questo tipo di lavoro accettai con piacere un’altra proposta, quella di fare lo station manager di RDS da Roma, attività che poi mi ha impiegato i tre anni successivi.

Non nascondo che se avessi trovato spazio in Radio 24 mi sarebbe anche piaciuto,
poter lavorare e contribuire a far crescere, però non c’è stata questa opportunità quindi
diciamo che a livello di sensazione personale mi è rimasta una soddisfazione immensa che
però è quasi più quella di aver acceso qualcosa piuttosto che aver provveduto a spingere quel qualchecosa insomma”.

La tesi di laurea completa di Maria Concetta Valente

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