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Ci sono alcune evidenze, alcuni frutti da analisi serie, che possono modificare il pensiero e pure l’atteggiamento imperante su determinati aspetti. La Radio è sempre stata trattata come sorella minore non solo dalla televisione ma anche dai quotidiani. E purtroppo nella nostra industria in modi estesi si è diffuso un complesso di inferiorità. Ben rappresentato dalla organizzazione dei grandi gruppi editoriali della carta stampata che posizionano le Radio come succedanee e solo complementari ai media cartacei. Ora, però, c’è un fatto nuovo, una nuova analisi che spariglia.
Dopo che per decenni i dati di diffusione dei quotidiani sono precipitati senza soluzione, con la Radio che invece ha visto crescere progressivamente le proprie metriche di ascolto, qui sempre documentate, è arrivata la cartina di tornasole. I ricavi pubblicitari. Nel corso degli ultimi anni il mezzo Radio ha superato prepotentemente nella raccolta i periodici. E nel mese di gennaio ’24, con dati diffusi da Nielsen il 14/3/24, per la prima volta nella storia la Radio ha superato i ricavi pubblicitari dei quotidiani. Fatto epocale! Solo un mese, aspettiamo, ma intanto siamo sopra.
Non solo la Radio ha superato i quotidiani ma, come si può notare, la sua crescita percentuale è la più alta di tutti i media. Un colpo durissimo ai guri digitali e al fuoco amico dei negativi tra gli operatori che non crederanno ai loro occhi. Basta questo balzo, questo superamento di forti dimensioni per cambiare il nostro atteggiamento verso i quotidiani? E soprattutto in quali cose potrebbe o dovrebbe cambiare il rapporto tra la Radio e i quotidiani? Ovviamente e con tutto il dovuto rispetto alle persone, ai ruoli, alle corporazioni e ai sindacati che li caratterizzano.
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La Rassegna Stampa
ISTAT ha celebrato 2 anni fa la Radio come il mezzo più credibile anche nell’informazione. Però non abbiamo la sufficiente auto-stima per crederlo. Diamo spazi spasmodici, che non fanno gli ascolti e che non aiutano gli stessi destinatari, alle “Rassegne Stampa”. Un inchino a titoli altrui con promozione dei quotidiani e della loro funzione avversa la nostra. Incomprensibile. Sentito mai una Radio All-News/Talk/Sport menzionare per un solo istante nelle 24 ore un quotidiano? A me non è mai capitato all’estero, ma sempre in Italia! Finiamola per favore di regalare spazi.
Mettiamoci in testa una cosa che ISTAT ha confermato. Radio, il primo mezzo d’informazione! Chiaro? Se vogliamo confrontare il modo in cui le testate affrontano fatti e temi non limitiamo la ricerca alle sole testate quotidiane. Ci sono attività di informazione sul web che sono spesso perfino più qualificate nell’originalità e nel pensiero. Radio = Grande mezzo di comunicazione di massa. Ricordiamoci che abbiamo una responsabilità pubblica. E che non è utile conferire la immagine di mezzi in declino di contenuti, prima che di ricavi, come quelli di tipo istituzionale.
L’autarchia della Radio nei contenuti informativi
In pratica il superamento nei ricavi della Radio a danno dei quotidiani può essere l’occasione di rivendicare una funzione editoriale ma a questo punto anche commerciale per il mezzo. Che ha già mostrato un primo gruppo di soggetti totalmente dediti all’attualità e allo sport, già di fatto capaci di rappresentare valori di informazione altamente significativi. RADIO 24, RADIO RADIO Talk & Sport, RADIO SPORTIVA, GIORNALE RADIO. E altri ancora su base locale: LADY RADIO, la nuova VENETO 24, BOLOGNA UNO, ecc. Tutti soggetti candidati a “subentrare” ai quotidiani?
Per anni i conservatori dello status quo hanno affermato che la Radio di informazione costasse troppo. Ora quel gravissimo provincialismo culturale deve sparire. Perché l’opportunità è quella di occupare funzioni informative soprattutto nei mercati locali particolarmente remunerative, a condizioni di business plan ben pensati e capacità manageriali in piena azione. Molto in palio: quello del fulcro degli investimenti locali. Bisogna agire subito, gli spazi si aprono. Il momento di innovare e servire il pubblico secondo nuove modalità informative è li a sorridere alla Radio.
Photo Credit: iStock.com/Alessandro Biascioli
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