In molte aree sviluppate del mondo siamo entrati nell’era della disruption, della rottura; i cambiamenti sono così profondi e così continui che risulta sempre più complesso addivenire a previsioni, a stime dei trend che originino dalla razionalità e dalla saggezza dell’esperienza. Regnano confusione e decisioni emotive. Ritengo che sia ben chiara questa fase anche in Italia e anche agli operatori stessi della Radio che, solo grazie alla straordinaria resilienza e alla imbattibile flessibilità del mezzo, attraversano il momento storico sì con enorme impegno ma comunque sospinti da un non proprio stabile eppur confortante vento di crescita per ascolti e ricavi. E’ una fase storica che non è da valutare positivamente o negativamente, è solo da attraversarsi con intelligenza. Punto. E porterà certamente dei cambiamenti. Quale funzione svolge la Radio nell’era della disruption?
1) Funzione anti-stress.
Lo stress è una cosa seria. E’ un conflitto, un serio conflitto interiore, normalmente tra parte creativa, etica o morale, e razionalità della persona. Non è fatica, stanchezza o logorio dal lavoro. No. Lo stress è ben altro. E’ qualcosa che attenta all’equilibrio e anche alla salute dell’individuo, mettendolo continuamente in contraddizione con il sé, tormentandolo nel profondo. Secondo alcuni analisti e scrittori le persone sono state in forte stress nella grande crisi degli ultimi 10 anni soprattutto perché hanno dovuto completamente ridefinire, tra le tante cose, il rapporto tra i valori e il denaro, due estremi essenzialmente opposti. La ricerca del nuovo rapporto, value for money, è stato una notevolissima fonte di stress se non ve ne siano state di peggiori. E ciascuno ha trovato, o avrebbe trovato, il suo inedito punto di equilibrio dopo non poche e soprattutto ampie oscillazioni. Ora è in crisi il rapporto tra valori e istituzioni che può portare a una forte frammentazione nell’esito dei nuovi equilibri cui addivengono le singole persone. E la società potrebbe incontrare fibrillazioni e tensioni anche particolarmente forti.
La Radio può fare davvero molto in questa dinamica. E in tutti i suoi formati.
Le Radio d’Informazione, purtroppo le pochissime Radio d’Informazione in questo Paese, hanno un’opportunità storica. Mentre la carta stampata è in crisi di fatturato ma anche di funzione ponendosi come nuovo obiettivo di facciata quello dell’oggettività ma in realtà entro una deriva senza ritorno di parzialità plurime, la Radio d’Informazione può ulteriormente scavalcare i quotidiani, probabilmente anche come Industria visto che non manca molto in termini di raccolta pubblicitaria dei rispettivi mezzi, ponendosi un ulteriore passo di vicinanza al pubblico e lavorando non solo sui fatti, come fa da tempo, ma anche sulle risposte.
E’ anche questo il possibile percorso verso un nuovo equilibrio. La funzione News/Talk sussiste di un triangolo virtuoso: Conduttore/Esperti/Pubblico. Si tratta di incrementare in modo apprezzabile il peso degli esperti nel sistema di comunicazione a 3 e accentuare la diretta relazione con il pubblico nella esplicita funzione della ricerca di soluzioni. Che bella parola, soluzioni. E’ terapeutica già di suo. Le persone hanno sete di soluzioni e soprattutto di valutarle. Bisogna osare, passare dal Make People Feel Better a qualcosa di prossimo al Male People Live Better, occupandosi maggiormente e consapevolmente del lifestyle degli ascoltatori. E lo stress, a quel punto, può scendere. Serve per tutto ciò uno scatto sia negli editori Radiofonici che nella classe dei giornalisti ma la finestra di opportunità è senza precedenti.
Nell’alveo delle Radio parlate anche il format Sport svolge una vera e propria funzione sociale. Siamo ancora agli inizi in Italia con questo fenomeno nonostante la lunga esperienza delle Radio sul calcio della Capitale. L’ascendente verso i tifosi è un asset importante per le emittenti sportive e certamente deve essere indirizzato in modo responsabile verso una cultura della competizione ma anche del rispetto. Troppo complicato? Ogni sforzo deve prodursi per combinare gli estremi della passione e della sicurezza per tutti. E solo la Radio è in grado e ha la potenzialità giusta per farlo, se guidata con equilibrio.
Anche le Radio d’Intrattenimento, sia le Personality Radio che le Radio di flusso, possono fare molto nell’era della disruption. La loro naturale predisposizione a interpretare la tipica funzione del mezzo Make People Feel Better è fondamentale particolarmente in questa fase storica. L’energia emotiva e la carica di ironia sono tra i benefit principali per il pubblico dall’ascolto Radio grazie al fatto che è il mezzo più personale che ci sia, in grado di raggiungere le corde più profonde e sensibili dell’individuo.
Anche se questo tipo di emittenza non entra troppo nel merito diretto delle fonti degli stress, come è nel caso delle Radio d’Informazione, la ricarica di energia interiore che offre è uno strumento che migliora l’equilibrio e la capacità della persona nell’affrontarli. Eugenio Finardi: “Amo la Radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente, e se una Radio è libera ma libera veramente mi piace ancor di più perché libera la mente“. Ipse dixit.
C’è di più. La funzione di contatto con il mondo che genera la Radio, la percezione sintonizzandosi di entrare in una grande comunità di persone accomunate da un comune sentire (nel senso letterale) alleggerisce nell’individuo quella cappa di solitudine o di percezione di commiserazione del sé che è spesso parte se non protagonista principale dello stress. La Radio è un mezzo straordinario che fa sentire lo spirito di appartenenza quasi più e quasi meglio, mi si permetterà l’accostamento, di una vera e propria istituzione. Non è un caso che le Radio, oggi come domani, siano le candidate migliori anche nell’organizzazione di eventi, grandi e piccoli. Il mestiere di servire il pubblico è riconosciuto on-air, on-line ma anche on-site. E’ tutto opera del frutto Radiofonico della familiarità.
2) Stimolo al cambiamento.
In questa era che segue la grande crisi poco o nulla è come prima. Le onde di tsunami si sono abbattute sulle persone e sulla società cambiando quasi tutto. Come possiamo constatare è cambiato moltissimo nei diritti e nei doveri, nella catena del valore fortemente ridotta, nel senso di sovranità a ridurre la globalizzazione, nella percezione di sicurezza, nella certezza del lavoro. L’elenco è interminabile e se sommiamo le istanze personali di tutti è infinito. Cosa può fare la Radio in tutto ciò? Senza pensare che la Radio sia la soluzione a tutti i mali constato comunque che non ipnotizza le persone davanti a uno schermo e non accresce ansia e depressione come i social network, così risulta da numerose ricerche, ma accompagna con un sentimento prossimo all’amicizia le persone nella loro giornata, proprio nella vita di tutti i giorni. Sempre Eugenio Finardi: “Con la Radio si può scrivere, leggere o cucinare. Non c’è da stare seduti immobili lì a guardare. E forse proprio questo me la preferire: è che con la Radio non si smette di pensare“.
Un mezzo che fa pensare, un grandissimo valore intrinseco. Partiamo proprio da una stazione. Una emittente Radiofonica che cambia, anche solo aggiornandosi, che sciorina tutte le settimane nuove idee, nuovi programmi, nuove iniziative e nuovi modi di relazionarsi con il pubblico è sicuramente un eccellente fattore di stimolo anche per chi ascolta. Come dire, un esempio pratico molto convincente.
Ma oltre a questo i Conduttori tutti i giorni possono essere ancora di più rispetto ad oggi gli alfieri del cambiamento, di tutti quei comportamenti che creano valore per la comunità e per il prossimo e quindi, in conclusione, anche per sé stessi. L’importante quando ci si occupa di temi dall’ambiente al lavoro, dalla scuola al volontariato e non di farlo mai in modo scontato. Le proposte di cambiamento non possono venire da atteggiamenti da naftalina o da semplice senso del dovere. Occorre caricare di forza emotiva, fattore della storia e di una buona narrazione, e spingere l’immaginazione un po’ più in là, motivare con originalità.
3) Iniziative sociali.
Tutte le ricerche evidenziano come il Community Involvement sia la ciliegina sulla torta nella creazione e nello sviluppo della marca Radiofonica. In realtà c’è anche un dovere etico che spingerebbe una Radio verso la promozione di iniziative sociali. Trasmettiamo attraverso un bene pubblico, quello delle frequenze, anche se gli Editori ne hanno sovente dovuto acquisire l’uso sul mercato, pagandolo fior di quattrini. E anche se è vero addizionalmente che vengono pagati i canoni di concessione, i diritti SIAE, SCF e non solo e si assolvono tutti i doveri, siamo pur sempre un servizio pubblico a libero accesso che deve tornare qualcosa di più e di speciale al suo territorio d’origine. Non trovate?
Il limite di oggi è nell’assenza di dialogo. Le associazioni nazionali o locali che hanno iniziative sociali elaborano i loro messaggi e li inviano alla attenzione delle emittenti Radiofoniche già sotto forma di comunicati chiusi e conclusi di cui chiedono la messa in onda. Ovviamente i Radiofonici trovano mille cose da dire sui comunicati, tutte negative verso l’airplay, e i messaggi si fermano nel silenzio se non perfino nella assenza di conoscenza reciproca. No, così non funziona. Occorre il dialogo.
Le emittenti Radiofoniche che intendono attivarsi devono incontrare i rappresentanti delle associazioni e costruire insieme a loro delle iniziative in cui la propria stazione e i suoi ascoltatori abbiano una funzione attiva ben determinata e raggiungibile. L’iniziativa deve dunque nascere da una partnership autentica in cui sia la finalità che le funzioni e non da ultimo la comunicazione siano assolutamente frutto di accordo profondo tra le parti. Poche iniziative sociali ma, per favore, sentite e vere. Non sono nemmeno convinto che si tratti sempre di iniziative senza ricadute commerciali. Certamente ciò ha uno stadio di difficoltà di accordo e operativa di tipo superiore ma è raccomandabile anche valutare se tra associazione e emittente non possa subentrare anche uno sponsor, anche questo con compiti mirati e ben determinati.
La Radio, un mezzo terapeutico in questi tempi di rottura.
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