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Desidero precisarlo subito, senza equivoci di sorta. Questo non è un articolo sindacale o scritto con animosità sindacale. Nemmeno ideologica. Desidero solo esprimere alcune osservazioni su quali siano oggi le condizioni professionali nel mondo della Radio, in modo neutro se possibile. Non dalla parte degli editori e nemmeno dalla parte dei lavoratori. Dalla parte di entrambi. Una limitazione da me voluta è quella di occuparmi del lavoro nell’area editoriale delle imprese. In quella tecnica come in quella marketing e commerciale ci sono sì preoccupazioni ma differenti.
La pandemia prima e la crisi dell’energia dopo stanno provocando quello che con l’ottimismo della volontà definisco “il momento complesso”. In tutti i settori. Nel nostro? La pandemia ha letteralmente demolito i ricavi delle imprese Radiofoniche per qualche mese agli inizi del 2020. La ripresa è stata graduale e lenta e in molti casi non si è ancora tornati ai livelli di fatturato di prima della devastazione da Covid-19. E nel bel mezzo di una apertura di fiducia, la guerra in Ucraina ha innescato devastanti meccanismi speculativi che hanno esploso le spese di energia.
La reazione degli editori
Tra tutte le aree della Radio (Gestione, Tecnica, Editoriale e Marketing e Vendite), la scure degli editori per gli inevitabili tagli si è abbattuta in particolare sull’area del contenuto e del sul suo personale. L’area editoriale è stata ed è attaccata in modo importante ma con molte differenze decisamente apprezzabili tra editore ed editore. A soli 200 metri l’uno dall’altro di una ridente (solo mediaticamente) città lombarda, 2 editori di portaerei nazionali hanno preso le posizioni esattamente opposte nei confronti delle politiche sul personale in tempi gravi e di difficoltà.
Il polo “protezione” è quello dell’editore che garantisce tutti. Nessun taglio, smartworking o no in dipendenza delle funzionalità aziendali e dei ruoli specifici. Una politica sul personale che si esprime per l’importanza alle risorse umane nulla togliendo alla forza e ai mezzi della stazione. Il polo “incertezza” è quello dell’editore che chiama tutti i professionisti con partiva IVA che, mai contrattualizzati, devono prendere o lasciare l’offerta di lavorare solo a metà del compenso e con il doppio del carico del lavoro. Sostanzialmente: o mangi la minestra o salti dalla finestra.
Ogni editore si colloca con la sua politica del personale nei momenti difficili in un dato punto tra i 2 poli. Noi lavoratori e collaboratori possiamo prenderne atto e agire di conseguenza. Se lavoriamo per un editore “incertezza”, accettate le condizioni, dobbiamo sapere che il valore della nostra professionalità non sarà mai ben remunerato in futuro e che il nostro sviluppo di competenze sarà quello di un gallo nel pollaio; si chiama selezione naturale. Ecco che questo tipo di “esperienza” non può che essere vissuta come un trampolino verso altre imprese Radio.
E pure con molta attenzione. Nel senso che se pensate che il nome altisonante della stazione alla quale vi state immolando possa farvi curriculum, dovete ricredervi. Il mercato del lavoro sa riconoscere i poli e rischiate di passare solo per quelli che hanno accettato condizioni magari più che vessatorie. Quindi, quando negoziate la vostra posizione con l’editore “incertezza”, è necessario assicurarvi che possiate disporre di contropartite in termini di competenze di lavoro che possano ricadere a vostro vantaggio, su di voi, nel percorso professionale che vi siete dati.
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Il mutuo riconoscimento tra colleghi
All’interno di un polo “incertezza”, che normalmente ha anche un cerchio magico indecifrabile ma chiarissimo nei lacciuoli, è più che mai indispensabile non cadere nell’atmosfera grigia e cupa alla quale si vorrebbe farvi propendere, se non altro come segno di sottomissione. No, nient’affatto. E’ fondamentale brillare anche attraverso il riconoscimento delle professionalità dei colleghi. Imparate dallo sport, meglio dal basket. Darsi un bel “cinque”, una pacca sulla spalla, un complimento o un apprezzamento reciproco per una azione. Crescere nel gruppo.
E non mi riferisco qui al gruppo aziendale ma a quello delle persone con cui lavorate. Non trascurate mai il fatto che aprirsi e confrontarsi è l’attività più semplice e fondamentale per tutta la vostra evoluzione professionale. Occorre farlo in modo sereno e possibilmente con reciprocità. D’altra parte, se non imparerete a valorizzare e a sottolineare le eccellenze di chi appartiene al vostro ambiente, non potrà capitarvi se non incidentalmente di risultare pure valorizzati a vostra volta. Meccanismi virtuosi che vi fanno crescere e stimolano lo sviluppo.
Lavorare su sé stessi
Non c’è alcun dubbio che in questi momenti difficili si cresce se si è proattivi e se in base alle problematiche si portano soluzioni chiare e dirette. Così gli editori sia del polo “protezione” che di quello “incertezza” vi apprezzano ma con ritorni a voi totalmente differenti. Applauditi o ignorati. Quello che potete fare è comunque investire su voi stessi tutto il tempo utile alla crescita professionale. Ambizione, ci vuole ambizione. Volevo fare lo station manager. Mi chiedevo: come si comporta lo station manager ideale in questa o in quella situazione?
E anche dopo esserlo diventato non ho mai smesso di pensare al profilo ideale della funzione, di cercare eccellenza in una posizione di responsabilità verso l’azienda e verso le altre persone. Credo che una valida tutela professionale consista in questo, a maggior ragione nei momenti complessi: sapersi prendere le responsabilità con eccellenza e spirito di servizio. Formazione, corsi, letture, conferenze, webinar. Sì, di tutto, di più. Ma solo per voi stessi. Lavorare su sé stessi e conferire il meglio alla Radio è la nostra miglior tutela professionale. In entrambi i poli.
Photo Credit: iStock.com/AndreyPopov
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